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Giovanni Allevi, la capacità del valore percepito

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Pomeriggio. Treno Freccia Rossa. Direzione Roma.
Ho pubblicato qualche giorno fa, un mio video post sulla mia Fan Page di Facebook, dove esprimo la mia opinione su Giovanni Allevi e sulla polemica scoppiata dall’intervista di Uto Ughi.

Inizio a leggere i commenti.  Mi bastano un paio di strisciate veloci sul display dello smartphone, per capire che i commenti in Rete sono esplosi, a sostegno o meno della mia riflessione.
Faccio un passo indietro.
Se c’è una cosa di cui non mi sono mai interessato è la musica. Non ho mai dedicato particolare attenzione, né alla musica classica, né tantomeno alla musica moderna per pianoforte. Nei giorni scorsi però ho ascoltato  Giovanni Allevi, noto compositore e pianista marchigiano e mi è piaciuto davvero molto. Tanto da farmi comprare il mio primo CD.
Curiosando sul web, mi sono imbattuto in una velenosa intervista rilasciata tempo fa da Uto Ughi a “La Stampa”, nella quale lanciò velenose accuse al pianista, divenuto, secondo lui, il simbolo del nostro Paese, dove a prevalere non sono il talento e le capacità ma le apparenze.
E la cosa che mi ha dato fastidio. Molto fastidio. Tanto da volerne parlarne in un video.

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Si può ancora ignorare il mercato?

Il messaggio di Ughi non ha tardato ad arrivare alle orecchie di Giovanni Allevi, che, ha controbattuto facendo riemergere un tema assai noto nel nostro Paese: quello della casta e del fatto che  “a spartirsi la torta del potere musicale e in generale, sono e vogliono continuare ad essere in pochi”. Una vera e propria lobby di potere fatta di protettori e protetti, nascosti nelle stanze di palazzi per molti irraggiungibili.” E sono pienamente daccordo con Allevi.
Uto Ughi è sicuramente un’artista come altri, che tende a considerarsi un successore di Mozart e di altri compositori, destinati a donare a pochi eletti il lume della musica. Certo, in passato la musica classica era in effetti musica per le Corti, non per il popolo. Ma da allora le cose sono cambiate. Per fortuna.
Arrivo al nocciolo della mia riflessione.
Essendo ignorante in materia, cerco di misurare le persone dai risultati ottenuti.
Giovanni Allevi è regolarmente presente nelle classifiche  italiane e di  iTunes, perché probabilmente, oltre alla originalità, i suoi pezzi sono molto orecchiabili.  Pur appoggiandosi alla musica classica, il compositore ha trovato tuttavia la chiave per farsi ascoltare anche dai meno esperti. Mescola elementi di altre melodie, facendoli diventare dei motivi di musica classica contemporanea per pianoforte, capaci di conquistare una grossa fetta di mercato pop, composta da non esperti. E la sua bravura è proprio questa.
Uto Ughi, parlando di Allevi, affermava che «Si tratta di un’esaltazione collettiva  dietro alla quale agisce evidentemente un forte investimento di marketing».
Esatto. Il Marketing serve a far capire e a far conoscere un prodotto. Se è buono, se ha una bella storia, allora avrà successo. E non c’è niente di male ad applicare le regole del marketing anche alla musica.
[Tweet “Bisogna avere rispetto per chi ottiene risultati nel #marketing e chi educa a un nuovo mercato.”]

Avere le competenze e usare il marketing

Parliamoci chiaro. Se hai il miglior prodotto del mondo, ma non sai farlo conoscere e farlo apprezzare, allora resterà il miglior prodotto del mondo, ma chiuso nel tuo cassetto.
Solo una buona strategia di marketing puo’ aiutarti trasformare un prodotto in un buon business. Indipendentemente dalla bontà o dall’unicità del prodotto.
Accade la stessa cosa anche per i professionisti e i freelance. Alcuni hanno competenze incredibili ma rimangono “nell’ombra” rispetto ad altri, magari meno bravi, ma con eccellenti capacità comunicative e di personal branding.

“Investire del tempo su come promuovere un prodotto, è importante quanto il tempo investito a realizzarlo”

L’importanza del valore percepito

Nel marketing una fase fondamentale è data dalla capacità di creare un efficace valore percepito. In altre parole, educare il cliente a capire a cosa gli servirà quel prodotto.
Concetto difficile? No. Steve Jobs era un mago in questo, capendo che  non doveva comunicare sul software o hardware, ma piuttosto attraverso le emozioni che il cliente avrebbe percepito dall’esperienza di consumo ed utilizzo del prodotto. O sull’utilità immediata.  Una frase su tutte: “Ipod, mille canzoni in tasca.”
Ed è quello che ha fatto Allevi nei miei confronti e di tanti altri che come me, non hanno competenze in materia di musica. E’ riuscito a farmi appassionare, con il suo stile comunicativo e originale. Raccontandomi cosa rappresentava quel suono e quali emozioni associare.
Ma  è anche quello che faccio io con la mia scuola di formazione. Aiuto le persone a comprendere concretamente come ottenere risultati nel trading, negli investimenti immobiliari e nel business.
Le aiuto a capire come possono usare questi strumenti e applicarli alla loro situazione personale, per ottenere un vantaggio immediato. Anche se non vogliono farlo da professionisti.

Tweet: La #cultura, in tutte le sue forme, è patrimonio di tutti. E’ giusto ogni tentativo di diffonderla per dare a tutti la possibilità di essere persone migliori.” @alfiobardollaTC

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